fairtrade cotton

Perché il Fairtrade è importante nella moda ecosostenibile (e non)

di Gloria De Lazzari


INDICE

Come agisce Fairtrade nella filiera moda?

Perché il Fairtrade è importante: la situazione

Quali sono i principi sociali dello Standard Fairtrade?

Quali sono i principi ambientali dello Standard Fairtrade?

La prossima volta che acquistiamo scegliamo Fairtrade


Fairtrade è un’organizzazione internazionale che opera in più di 70 Paesi, impegnata nell’affiancare le aziende verso uno sviluppo sostenibile. Il suo obiettivo è ridurre la povertà nel mondo. Come? Attraverso un commercio più equo e salari dignitosi per lavoratori e coltivatori di svariate filiere produttive, come quella agroalimentare e del cotone. I produttori aderenti a Fairtrade si riuniscono in piccole cooperative e grazie a queste riescono a ottenere diversi benefici. Così facendo, infatti, hanno maggiore potere per riuscire a ottenere un migliore prezzo per il proprio prodotto. Ma poi possono anche acquistare gli attrezzi di lavoro per un uso condiviso e scambiarsi informazioni imparando gli uni dagli altri. Il prezzo minimo che stabiliscono per la vendita delle proprie materie deve coprire almeno i costi di una produzione sostenibile. Oltre ciò, Fairtrade stabilisce che ai produttori sia pagato anche un “prezzo premium” che gli stessi decidono in autonomia come investire. Potrebbe essere adoperato per la comunità o per rafforzare anche le stesse cooperative. 

Come agisce Fairtrade?

Per la moda, ha creato nel 2016 il Fairtrade Textile Standard contenente tutti i principi e i requisiti sociali e ambientali che un produttore deve rispettare per certificarsi.

Ogni azienda Fairtrade si impegna a nominare un responsabile interno e un comitato di quattro persone. La loro mansione è quella di monitorare la continua idoneità dell’azienda a questi principi. Allo stesso tempo, però, viene richiesto ad ogni azienda di accettare fin da subito anche che Fairtrade conduca degli audit. Preannunciati o a sorpresa, non vengono eseguiti solo all’interno ma anche presso i suoi sub-fornitori. La conformità ai principi di Fairtrade è verificata e certificata principalmente da Flocert.

Perché il Fairtrade è importante: la situazione

Per raccontare al meglio l’importanza dell’attività di Fairtrade, vogliamo riportare alcuni numeri. Nel mondo sono circa 160 milioni i bambini che sono ancora coinvolti in forme di lavoro minorile, di cui 112 milioni nell’ambito dell’agricoltura. E ancora, 736 milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà nel mondo e l’80% di queste dipende strettamente dall’agricoltura per sopravvivere. Immaginiamo che in tutto questo intervengano le difficoltà portate dal cambiamento climatico. Chi lavora a stretto contatto con la terra sa quanto un’azienda sia messa a dura prova quando il suo lavoro dipende in buona parte dall’andamento del clima. 

Nell’ambito della moda e delle fibre utilizzate in questo settore, i maggiori produttori di cotone sono Cina, India, Stati Uniti, Pakistan e Brasile. Nei Paesi più abbienti, i produttori ricevono sussidi governativi per la produzione del cotone, che consentono loro di mantenere i prezzi più bassi rispetto ai coltivatori nei Paesi più poveri. E questo chiaramente peggiora la situazione di questi ultimi, poiché nel mercato globale non sono più in grado di far fronte alla concorrenza. Il più del cotone prodotto segue poi metodi di coltivazione tradizionali, il ché comporta che i coltivatori debbano sostenere e sobbarcarsi alti costi. L’acquisto, infatti, di pesticidi e fertilizzanti, unito agli alti costi di produzione, porta diversi persino a togliersi la vita. Ma si tratta solo di costi molto alti o anche di bassissimi guadagni? Chi acquista il cotone tradizionale lo paga in modo equo a chi lo produce? Secondo Fairtrade, no. Il più dei coltivatori di cotone è nelle condizioni di dipendere “da intermediari che spesso comprano il loro cotone a prezzi al di sotto dei costi di produzione”.

Sintetizzando: alti costi, zero guadagni. E in tutto ciò fertilizzanti e pesticidi a iosa, costosi, che inquinano le terre e le acque degli stessi coltivatori.

Quali sono i principi sociali del Fairtrade Textile Standard?

Quando si parla di Fairtrade spesso lo si collega solo al tema dei salari dignitosi e della lotta alla povertà. In realtà il suo Standard si basa su molti principi, sia sociali che ambientali. Che valgono sia per i lavoratori della filiera manifatturiera sia per i coltivatori. Insomma, valgono per l’intera filiera tessile certificata Fairtrade.

Fairtrade in tema di orari e di età

Affinché i lavoratori conoscano i loro diritti, nelle aziende aderenti a Fairtrade devono essere date opportunità di sviluppare le proprie competenze. E devono essere garantite pari opportunità nelle differenze di genere, ma anche nei confronti delle minoranze. Lo Standard stabilisce anche che non ci sia alcuna forma di discriminazione, né abuso di alcun tipo. Così come non ci sia lavoro forzato o lavoro da parte di giovani di età sotto i 15 anni. Ai lavoratori deve poi essere garantita la libertà di associazione, così come un salario dignitoso e pagato regolarmente. E rispetto all’orario di lavoro? Lo Standard stabilisce che non debbano essere superate le 48 ore di lavoro massime in una settimana. Ma anche che gli straordinari eventuali siano volontari e che comunque non vadano oltre le 12 ore a settimana, in un arco temporale massimo di 3 mesi all’anno, pur corrisposti in proporzione a una volta e mezza / due volte la paga oraria regolare. Almeno un giorno alla settimana deve poi obbligatoriamente essere garantito a ogni lavoratore per il suo riposo. 

Fairtrade in tema di assenze e salario

L’azienda certificata, inoltre, deve prevedere anche delle pause dal lavoro lungo il giorno, come per esempio per i pasti. Così come anche l’assenza retribuita della durata di almeno 2 settimane all’anno (“annual leave”) e di almeno 5 giorni per malattia o infortunio. E tutto ciò senza che il lavoratore veda la propria retribuzione ridotta o venga licenziato per questi casi di assenza. Per le donne in dolce attesa, lo Standard stabilisce che venga garantita un’assenza retribuita per maternità di almeno 8 settimane. E l’assenza non deve essere in alcun caso conteggiata come malattia o come “annual leave”, permettendo loro di preservare il loro lavoro. In caso di gravidanza o di allattamento le donne non devono inoltre essere coinvolte in attività che potrebbero compromettere la loro salute e quella del figlio, come nel caso del lavoro durante le ore notturne.

Rispetto al tema del salario, l’azienda aderente a Fairtrade deve garantire un salario equo anche a specifiche categorie di persone. Anzitutto verso tutti coloro che a causa del loro impiego siano incorsi in una disabilità. Ma lo Standard prevede anche un’equa compensazione ai familiari diretti del lavoratore che sia rimasto vittima di un incidente sul lavoro. 

Chiaramente, ogni singolo impiego deve essere concordato e definito tramite un contratto scritto fra lavoratore e azienda.

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A proposito di sicurezza e igiene

Nel caso in cui il lavoratore necessiti di un alloggio, l’azienda può fornirne uno per lui/lei e per la sua famiglia. L’alloggio chiaramente deve rimanere sempre idoneo in termini di sicurezza, privacy e igiene.

Relativamente invece al luogo di lavoro, ogni impresa si impegna a rendere più sicuri possibili i processi, gli edifici, i macchinari e tutta l’attrezzatura. E questo al fine di ridurre qualsiasi rischio di compromissione della sicurezza e della salute dei lavoratori. (Vogliamo richiamare alla mente la tragedia del Rana Plaza – clicca sul link per scoprire cosa è successo se già non conosci l’accaduto). In ogni impresa, su queste tematiche, deve essere identificato un Responsabile incaricato di diverse mansioni. Il suo compito è proprio supervisionare tutti i processi in termini di sicurezza e salute. Ma anche riportare alla Direzione le sue indicazioni sulle possibili situazioni di miglioramento e di criticità. Non solo. Gli stessi lavoratori devono ricevere istruzioni in materia di sicurezza e immediato soccorso già prima di iniziare il proprio nuovo impiego. Così come anche tutti gli idonei strumenti di protezione personale. Lo Standard stabilisce anche che i luoghi di lavoro debbano essere mantenuti puliti, ma anche adeguatamente illuminati, riscaldati e ventilati.

Rispetto al tema della salute, l’azienda aderente a Fairtrade deve garantire l’organizzazione di visite e check-up volontari condotti da un medico con frequenza regolare. Si parla di almeno ogni 3 anni per tutti i lavoratori e almeno 1 volta all’anno per quelli coinvolti in compiti potenzialmente pericolosi. 

All’interno dell’azienda, per di più, lo Standard chiede siano presenti aree bagno e spogliatoi puliti e aree di ristoro e di pausa idonee. Nel caso in cui il pasto sia fornito dall’azienda, questo deve essere conforme alla qualità e al costo delle condizioni locali. Mentre, acqua potabile pulita deve essere sempre resa disponibile per tutti.

Quali sono i principi ambientali del Fairtrade Textile Standard?

L’azienda che aderisce a Fairtrade non deve usare sostanze dannose e pericolose per la salute umana e nemmeno per quella ambientale. Parliamo per esempio delle sostanze cancerogene o di quelle in grado di intaccare il sistema endocrino. L’impegno richiesto da Fairtrade è di sostituire, con una specifica tempistica, determinate sostanze come i PFOS e i PFOA con alternative biologiche. 

Viene richiesto alle aziende di introdurre anche un sistema di trattamento e gestione delle acque di scarico. L’obiettivo è infatti quello di prevenire la loro dispersione nell’ambiente, in accordo con la legislazione nazionale di ogni Paese. E infine si richiede anche di introdurre misure per ridurre il consumo d’acqua e provvedere al riutilizzo di quella già consumata nei processi. 

Non solo per le acque: le aziende Fairtrade devono attivare ugualmente le opportune misure per controllare e ridurre le emissioni e il consumo di energia. Ma anche mantenere una corretta gestione dei rifiuti secondo i requisiti locali, attuando un piano per la loro riduzione.

Come per i principi sociali, anche in questo caso ogni azienda Fairtrade deve avere un Responsabile Ambientale. Il suo compito è quello di verificare l’attuazione e il mantenimento di tutti i requisiti richiesti dallo Standard.

Lo status di vita occidentale: una normalità data molto per scontata

Ad oggi più di 2 milioni di coltivatori e lavoratori sono coinvolti nelle filiere Fairtrade in quasi 2000 aziende produttive. Negli ultimi dieci anni, il prezzo premium Fairtrade che i produttori hanno guadagnato ha superato il miliardo e mezzo di euro. Si contano anche più di 37.000 prodotti distribuiti a marchio Fairtrade in più di 143 nazioni

Allora, durante questa Fashion Revolution Week 2024, che si tiene dal 15 al 24 aprile, vogliamo ricordare ancora una volta un concetto a noi caro. E cioè quanto lo standard di vita occidentale sia spesso vissuto come uno status normale per tutti, indipendentemente dal luogo geografico. In realtà, molti lavoratori e coltivatori della filiera tessile (e non) di Paesi lontani non possono permettersi di vivere in una casa dignitosa, di disporre di cure mediche, né di mangiare cibo sano o di mandare i figli a scuola. La prossima volta, quindi, che scegliamo cosa indossare o consumare, ricordiamoci di scegliere Fairtrade.

P.s. Lo sapevi che alcuni capi di Zummy sono certificati Fairtrade?

Si tratta di alcune t-shirt a maniche corte, in cotone organico, certificate GOTS e Fairtrade cotton. Per maggiori informazioni, clicca sulle foto qui sotto e vedi le schede prodotto relative.

Fonti dell’articolo:

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